Maternità abusata


La Madre

Figlio, Figlia.
Nel silenzio ancestrale che ti circonda, ti rivolgo queste parole.
Decido di farlo ora, poiché, quando nascerai, il tempo che avremmo dovuto avere per stare insieme, conoscerci, amarci l’un l’altro, cesserà brevemente.
Qualcuno giungerà e ti porterà via da me, dalla tua mamma, perché – sarò franca con te – io nacqui per questo: creare la vita o, più di quella, il siero di cui essa necessità per sopravvivere.
Il mio corpo, un tempo forte, ora indebolito da quest’incessante attività meccanica, ha visto nascere molte altre creature prima di te. Tutte segnate dallo stesso inquietante destino.
Non voglio spaventarti; solo preparati a quello che ti attende qui fuori.
Il tuo futuro è affar tuo, ed io, vittima di questo mondo, non ho colpe: non fu mia la decisione di donarti la vita.
Eppure, ora che ci sei, sento il dovere, nei tuoi confronti, di dirti cosa ti aspetterà – cosa ci aspetterà fra pochi istanti.

Nascerai. Vedrai la luce, sentirai rumori frastornanti e, subito dopo, piangerai: un pianto potente, curioso, indicante la tua vitalità. Respirerai un’aria nuova.
Dopodiché, i tuoi lamenti diverranno più forti, si faranno sofferenti, disperati: alte figure, erette nel loro potere, ti prenderanno, allontanandoci, derubandoci del nostro legame indissolubile.
Ti chiederai il perché di questa nostra violenta separazione.
La considererai un’imposizione ingiusta, contro la nostra natura. Contro la natura della tua nascita, della mia maternità.
Il motivo? Il mio nettare prezioso. Ciò che avrebbe dovuto costituire il tuo nutrimento.
Esso non giungerà: né prima, né dopo il nostro addio.
Se sarai Figlia, ti aspetterà il mio medesimo destino: procreare, senza possibilità di scelta, per offrire agli umani la loro – nostra – dolce bevanda.
Se sarai Figlio, la tua sofferenza non sarà lunga. Diverrai tu stesso, con il tuo corpo, sostentamento di quelle creature.

Qualcuna, tra le mie compagne madri di merce, penserà che sia crudele il mio ammonirti su quello che sarà il tuo futuro. E lo so, lo riconosco; non è facile accettare ciò che ti sto dicendo. Una madre, forse, dovrebbe proteggere la propria prole. Forse, anche illudendola. Ma perché nascere con speranza, quando ad aspettarti nel mondo troverai solo morte? Vero, nel caso tu fossi Figlia, questa non giungerebbe presto. Tuttavia, non sperare; poiché, se sarai come me, morirai vivendo: lentamente, questo dolore ti divorerà. E basteranno i gemiti del tuo primo cucciolo ad ucciderti.

Non piangere, Figlia, Figlio: presto comprenderai che l’esistenza, la nostra esistenza, è fondata su una guerra senza possibilità di vittoria.
La guerra che l’essere umano ha programmato verso di noi.

Io non vi vivrò a lungo.
Io sono già morta: morii il giorno in cui nacqui.
Furono le atroci urla di mia madre, ad uccidermi.
Furono quegli esseri, a strapparmi la vita, giorno dopo giorno.
Figlio, Figlia, fitte di dolore percuotono il mio cuore nel mostrarti ciò che ti attende.
Nell’immaginarti fuori dal mio corpo.
Non ti guarderò negli occhi, fra poche ore, quando nascerai.
E chiedo a te di non farlo.
Non guardarmi, per piacere.
Rendiamo più accettabile il nostro destino: non permettiamo alle nostre anime di incontrarsi.
Non avviciniamoci alla possibilità di amarci.
Renderebbe tutto più difficile.

Così ti lascio, Figlio, Figlia, prima ancora che tu nasca.
Non ti auguro fortuna…
Ti auguro coraggio.
Addio.


Non vi è nulla di nobile nell’umano

Maternità
La maternità animale segue un percorso obbligato.  Non ha più nulla di naturale,  istintivo,  selvaggio. E’ legata al capriccio mostruoso del bipede,  alla sua indifferente trascuratezza,  alla sua emotività malata, a bisogni insaziabili,  a regole tanto rigide quanto idiote. Avulse da rispetto, pietà, empatia.                 
Per questo dominio tirannico,  millenario,  spietato, gli Animali soffrono,  continuano a soffrire. Cani e gatti di casa lasciati partorire indiscriminatamente,  cani e gatti randagi tenuti ingabbia per settimane,  in attesa del parto e poi ancora, fino al termine dell’allattamento. Cani e gatti randagi che si riproducono in una “liberta” che diventa condanna,  per sé e la prole,  in balia di crudeltà inenarrabili. O costretti alla vicinanza di umani di cui hanno terrore.  Cani e gatti d’allevamento,  fonte di business inverecondo,  mercificati,  pianificati a tavolino, costretti ad una esistenza nella quale vengono spremuti  laidamente. Finita la loro utilità, finita la vita.  Ho appreso che gli animali di interesse utilitaristico non si accoppiano. Tutto artificiale. Inseminazione compresa.
Gli “altri”. Gli animali da carne. Cannibalizzati prima ancora di essere fisicamente divorati.  Torturati nel senso vero e proprio del termine.  Se solo l’”umano”  prendesse coscienza delle condizioni di vita cui sono sottoposti gli “animali da carne” cesserebbe di cibarsene.  Carne morta,  intrisa di sofferenza,  portatrice   nella sua memoria di una agonia lunghissima, iniziata nel momento stesso in cui la Creatura fu espulsa dall’utero della madre. Coincide con il concepimento l’inizio dell’agonia.
E i Selvatici, i figli selvatici della Terra,  quasi tutti scomparsi. Non estinti, ma  sterminati.  C’ è una grande differenza tra i due fenomeni.  I loro semi e ovuli tenuti in banche apposite per quando saranno spariti definitivamente. La Terra, non amata,  soffocata, cementificata avvelenata.
In questo quadro, non apocalittico, bensì realistico per difetto, un numero non quantificabile di esseri viene condannato a morte nei modi peggiori  da “gente per bene”.
Finisco con una frase di Matrix: “un programma non può fare altro che ciò per cui è stato programmato”            
E’ questo il programma homo?




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Maternità abusata diTiziana Antico, Sara Pievani è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

Commenti

  1. Troppooooooo doloroso,troppo disumano,troppo innaturale

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  2. No, non è questo. Vedremo un futuro migliore se lo creiamo, giorno per giorno. L'uomo si sta autodistruggendo. Stiamo assistendo a un po' di giustizia ma non tutti gli esseri umani sono uguali... Anche se solo una minoranza riesce un po' a elevarsi... È giusto essere dei fari e degli esempi per chi è più debole e senza speranza e migliorare, lavorare su se stessi con umiltà, sempre. Siamo la speranza per chi vivrà e per gli animali con cui ci relazioniamo. Non molliamo mai.

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  3. 👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻👏🏻

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