Diario di viaggio ( parte x)

Recuperare il filo del pensiero e porlo, offrirne la chiave di lettura, senza imporre la lecita, o illecita sorgente da cui è scaturito, non è semplice. Dovrei sedermi su quella panchina, ritrovare l'esatto ordine delle cose di "allora", ieri o eoni fa è incidentale e coincidente, temporalmente, intendo. È  nel compiere il salto l 'abilità, della scrivente, scriba traduttrice di linguaggi ermetici, idioma di foglie, ludiche compagne di danza, in trepidante ascolto di refoli, o brezze andanti con moto, o venti, briosi, impetuosi, li può controllare Eolo da cosmogonie misteriche? Dove conduce quel fantomatico salto? Sono un precipitato senza assoluzione,  nessuno è in grado di assolvere e concedere o altro tempo o una benevola, definitiva fine. Dipende da me? Procedo, una tratta è compiuta  informe, il fango primitivo, quell'antica costola, che presunzione, quel prendere atto del vuoto che ci espulse, contraddicendo ogni armonia. Un incontro ha segnato il passaggio e la sosta,  minuscola feritoia,  lama di luce dal buio, perentorio pulpito di buio, nella luce. Chi invade chi? Legittimamente, capziosamente. Nulla importa.
 Mi è stata fatta una profferta di aiuto da parte di un incongruo, casuale, ronzante insetto. L'avevo conosciuto in altre occasioni e differenti anfiteatri, solitari, sempre. Un'ape legnaiola. Iridescente cometa incapace, immatura, esausta? A pancia all'aria. L'ho raccolta. L'ho portata ad un immenso cespuglio fiorito, profumato, tabernacolo visitato da miriadi di apine solerti e l ho depositata su uno di quei fiorellini. Ha iniziato subito a nutrirsi di quelle infinitesimali gocce di prezioso nettare. Qui finisce. Sintesi di una coincidenza. Disgregazione di un agglomerato puramente casuale, poetica di un incontro. La mia visione del mondo prevede questa astratta, materica visione dell'altro.
 Sine amore.

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