Opulenza del ricalcolo.
Ho ricalcolato il tempo, la sua cronologia imperscrutabile, anche dello spazio profondo ho preso nuove misure, tentando la scoperta di una volumetria che comprendesse mondi ignoti ma irraggiungibili.
Ho esplorato, infine, il vuoto assoluto, mi ha accolta, ineffabile.
Da tempi passati, molto remoti, vivo una vita alla quale non avrei voluto, o non vorrei, prendere parte, neppure appartenere, decidendo un commiato.
Non disprezzo, anzi, l'involucro che riveste il vuoto, la dimensione materica, congiunta indissolubilmente alla trasparenza dell'anima.
Un salto fuori dal guscio, catalisi provvida.
Amo, inoltre, sottintendere e sottolineare il mistero e la sua impenetrabilita'.
Siamo, sono (essi) così miserabili dal ritenere, esigere, che tutto debba essere svelato.
Una stella reclina il suo volto di luce e accoglie la viandante.
Non posso fare a meno di essere quella che sono. Se anche l'altro non potesse fare altrimenti? Cosa ci distingue? L'essere un errore ben preciso, tutti, ma un errore distinto e distinguibile, chiaramente differenziato. Un coagulo di errori che si scinde nel tentativo di correggersi a vicenda. Vanamente.
Sto peggio io, sapendo di sapere o colui che, sentendosi esente, nonché esentato da ogni obbligo morale, da sentimenti di giustizia, empatia, equità, fingendo di non sapere, persiste?
Non abita virtù alcuno di noi.
Commenti
Posta un commento