Ordine delle cose
Mettere ordine.
Nella vita propria o altrui? Riorganizzare il soqquadro? Azzittire il silenzio del Caos. Interrompere fino a cessazione completa il banchetto, o, se preferite, il convivio, conferisce un'aura di dignità ai commensali, malgre' tout, la bocca grondante sangue. Molti filosofi, teoreti, ma anche noi comuni mortali, optano per questa "esortazione ", "imposizione ", soffice, induttiva ma anche palesemente riduttiva, data la sua eco assordante e, per contro, inascoltata, a causa delle esigue capacità e volontà di spezzare la visione pregressa.
I rari tentativi di permeare e modificare la riluttanza al cambiamento fallirono.
Trionfo', invece, la deformità del pensiero, eletto, codice riconosciuto, uniformità, prassi, pulpito cui venne sacrificato il Regno che, dopo una contrattazione sommaria, fu svenduto. Umiliato il suo pregio, invisibile senza eguali.
Modelli di pensiero adeguatamente ci guidano, ancora oggi, nella convinzione esiziale che immiserire quella condizione incontrollabile e incrollabile, creativa, perturbante, primigenia, dalla quale mai avremmo dovuto essere espulsi, sia obiettivo da conseguire ante omnia.
Nella complessità sublime del Caos è Ordine, mutuale, misterica la reciproca alterità.
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