Il tempio

Riscatto, risveglio, timore, oblio.
Si può idolatrare una dea o un dio, venerare una immensa distesa
di divinità relitte. Si può credere a guru, a verità che sembrano eterne, a icone la cui placida astrazione è transigibile, si può credere ad un sogno collettivo
o inseguire Chimere per fuggire l'ignoto. Ma infine, obliqui, si cederanno alla coscienza o alla sua assenza.
Dediti a culti crudeli, mutaforma, 
increduli ostaggi di domesticazione astuta, ricercata esegesi, 
irreparabile il corso dei millenni.
Nelle viscere  il rito offerto alla 
morte, involuta la forgia del morso.
Il danno, compiuto con lunghe seriche dita, nel ghermire, perpetuano
cultori del male.
Sfrecciano
 ali piumate
solcando il gelo
della Terra
addormentata,
allineate
con meridiane
di antica fattura,
fragile il sospiro
dell'Amata
le sostiene,
coppa adamantina
dall'inizio 
dei Mondi.



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