Fata Nutrice
Con lievi passi e veggenza di vate hai varcato la meta. Non so se ti chiedesti ragione del mistero di cui imparerò a non desiderare lume, di questioni in fondo riducibili alla configurazione di confini pretestuosi e ambiziosi, ideati al fine di scongiurare la sconfinata essenza, non misurabile, non attingibile, dell'ordine delle cose, imperscrutato.
Argini e sogni. Pensiero e deriva. Universi e immaterialita' che nessun arbitro ha più motivo di rendere manifesta.
Il tuo appuntamento, segnato, puntuale ha avuto luogo.
Non amo parlare di amore ma ti ho amata, senza versare lacrime, sodale evanescenza.
L'involucro assopito riposa, l'anima torna all'innocenza che la creò, versatile diafano dipinto traccia Mnemosine da labirinti opalini,
scintilla di infinito.
Viveva in un mondo "cieco", protetto da una membrana invisibile.
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