Gnosi.
Se, sapendo, si persiste nell'azione
che conduce alla legittimazione del dolore, allora dispensare "il male" , consuetudine invalsa, diventa diritto.
Acquisito. Infliggendolo direttamente
o favorendone la perpetuazione diventiamo correi in una operazione
arbitraria ma dettata comunque dall'esercizio del libero arbitrio. Dato questo postulato come possiamo pretendere " il bene" per noi, umani? In qualità di individuo o di specie. Non cambia la finalità perché l'uno e l'altra sono riflessi inestricabili.
Nessuna pietà ci appartiene.
Il " male dentro" è questione irrisolvibile. Circostanze, cultura, tradizioni, il carattere personale, l'educazione impartita e assorbita
nutrono il male, gli
conferiscono potere, ne connettono forme e modalità variabili, creando
una rete che , sembra, nulla possa
spezzare. Una formula perfetta, in apparenza.
È mutazione, distorta e crudele di
una qualità naturale, indispensabile
al fenomeno della "vita", al suo cammino imperturbato e lento, alla sua aggressività comunque equilibrata, anche se dolente,
la propensione al male della specie umana?
Quanto tempo dovrà passare prima
che dal " sapere " abbia origine
la trasformazione?
Oceani di sangue. Di ogni specie.
Un dolore sconfinato. Senza cura,
senza guarigione, senza salvezza.
Il futuro non ci appartiene.
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