Perdita

L'hai perduta nel caos. Nel tumulto
dell'agire, che non sempre sfocia
in una azione compiuta.
Nel declinare il minuzioso vissuto,  il quotidiano, la sua ispirazione. 
Le scansioni precise di quando, spalancati gli occhi, le pupille erano 
cieche e non vedesti. 
Eri curiosa di intraprendere quel 
pellegrinaggio, in solitudine, andata, senza esaudire il raggiungimento 
di una meta,  nonostante mille e mille pietre miliari ti indicassero le distanze, pur incommensurabili da percorrere, senza ritorno.
Una nana blu, appollaiata nel vuoto,
 ti donava la percezione di un punto, 
fisso, ma al contempo variabile, secondo la prospettiva dalla quale lo studiavi, con attonita preveggenza, chiave di volta della tua visione del mondo. Variante, invariabile.
Eri curiosa,  si, quella parola, così 
promettente, preziosamente Incastonata, pensata, sognata, ascoltata, molteplici i suoi significati,
ma anche vani, caduchi. Dimenticata e perduta, fortunosamente rintracciata e poi lasciata andare.
Oltremare.
Oltremondo.
Eri curiosa di esplorare, fluttuante 
ectoplasma, quella condizione che la parola evocava. 
Larva, pupa, ninfa. Magia e incanto
dell'incontro con una parola e
l'astrazione del suo fato.
La sua agone. La tua dissoluzione. 
La Fenice cesserà di risorgere.
L'eterno ritorno, decantato, troverà 
pace nella definizione di sé. 
Tutto ha, avrà fine. Come ha avuto inizio, finirà. 

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