La casa della mamma (secondo capitolo)

Sono entrata di soppiatto, sotto
falso nome, anche le sembianze
mutate per un liquido cinismo, 
utopico, pervasivo, cinomorfo ma
non slegato del tutto dal mio
essere un embrione oscuro, umanamente dolente, per quel
 dolore che la materia, così vulnerabile, porta con sé. 
Materia, agglomerato, la coscienza dei mondi vi si nasconde per manifestare sé stessa. Questione irrisolvibile. 
Perché la coscienza non basta a sé, latente tenebra, insonoro
masso erratico, guglia, cruna bifora
senza riflesso né eco.
La casa della mamma è un fragile 
deserto, il disordine che creò l'accesso, travolgendo, stravolgente
la vita. Si diramo' incredula, inesprimibile il suo inizio. Poi.
Labirintico pellegrinaggio; senza via 
di uscita, reclinera' spire, tentacoli, filamenti, particole, riavvolgendosi, a ritroso, e tutto sarà compiuto. L'infaticabile fatica cesserà, l'incidentale replicazione cadrà nel vuoto e l'anima
nell'assoluto sognato, si dissolvera'.
Nella fine, nel compiersi, nel compiuto
è il sublime.
Immagine fotografica di Anica



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