La casa della mamma
Non si muove nulla, non un suono.
I gatti nascosti, quasi sepolti in un sepolcro senza pareti, una palude di coperte e copertine. Fungono da protezione alle loro paure, ad una timidezza divenuta prigione.
La luce filtra tiepidamente, senza
sforzo dalle vetrate, color ambra,
verdeggiante e densa una luce che
l'ombra fa lievitare, impalpabile.
Le tende scolorite ondeggiano,
mosse da refoli che porta una
brezza volubile.
La vita è assorta in un lento scorrere
in fondo inconcludente, perché così deve essere. Ogni moto, azione,
desiderio di fare dare un senso, segnare, significare "contornare"
annotare a margine, completare
un capitolo, configurano una
totale irreparabile insensatezza.
Neppure l'angoscia può cancellare
questa percezione.
La vita è una fuga da sé stessa.
La mente, limite alla conoscenza.
La casa della mamma ha assorbito
la sua memoria.
Come non fosse mai esistita.
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