Monade

Il primo vagito ti mise in allerta.
Lamentazione imperiosa, inascoltabile per continuità,
primo respiro, forzato. Violentemente espanso, ti fu estorto, tu, nolente. La sua durata,  irragionevolmente
pervasiva dell'afflato di universi, il cui ignoto mai avresti voluto
sondare, frammentaria ma tenace.
Non ti apprestavi a celebrare 
l'efferato, sia pur incidentale, 
ma non innocuo e soprattutto non innocente, evento.
Il tuo avvento. Evitabile, a priori.
Ma a posteriori, forca caudina  cui nulla avrebbe consentito
sfuggire. 
Il fato che ti aveva determinata
era pur stato clemente, se non
addirittura, favorevole.
Un ampio spazio di "manovra" nel corso dei secoli era stato 
preparato accuratamente per esserti elargito e in quello spazio ti muovesti, districandoti da maglie tanto sottili quanto infrangibili, quasi 
invisibili ma non fino al punto 
da cedere e concedere una via di fuga.
Non credevi. Nessun credo ti ingombrava la mente. Il tuo
pragmatismo, quel rigore non
irrigidito ma percorso da una 
linfa preziosa, ti aiutava, sollecito, premuroso,  a non
smembarti, men che meno a 
parcellizzarti, prima del dovuto.
Rare distrazioni ti sviarono
da quel percorso. Dalla sua 
meta, punto di arrivo che ti congiungera ' al punto di partenza. Una lentissima parabola a occidente. Un occidente virtuale, stella fissa, accecante epifania di
un paziente, reticente ad 
esprimere sé stesso, pensiero.
La libertà coincise con una rivelazione che cancello' dualità,
appago' le antitesi più ferocemente difese, cantò una dolce canzone alla Signora che tutto assolve, disfece trame e storie irrilevanti.
 Assecondo' l'ultima marea,
spense le lune e cullo' il sole
in un sonno senza fine.
Comprendesti che ti era stata
concessa la condizione
 perfetta.
Eri, quanto lo avevi desiderato,
sei, la Monade.
( Immagine fotografica di Vanessa Bugatti)









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