Pietà

Chiedi pietà.  Vorresti 
cessasse la sofferenza
del Corpo, violato prima ancora 
della sua manifestazione
nel  concepimento,
prima che una volontà 
suprema ma crudele ne decretasse il fato, stigmate 
del destino. Disegno
inconsolabile.
Chiedi pietà con il silenzio
imperturbato di chi sa che
anche se sentito, percepito, ascoltato rifrangere contro
i confini del'Ignota Gnosi, verrà negletto, il dolore, deriso, brutalizzato.
Chiedere pietà perché? 
Perché venga risparmiata
alla fragilità del tuo essere questa continua, peregrina,
disattesa, insostenibile
sofferenza? 
Nell'innocenza
che contraddistingue la tua
natura è assente ogni
speculazione. Essa è dimora 
di una resa totale allo
stravolgimento che nell'antecedente condizione 
non era stato previsto.
Non pianificato.
L'errore si verificherà.
Verrà replicato. 
La questione è 
incontrovertibile.
Che la pietà possa emergere 
dall'abisso cupo
dell'anima umana non è 
congeniale alla natura
stessa dell'uomo.
 Questa natura,  nonostante innumerevoli tentativi, 
falliti, di redenzione o 
ravvedimento, torna con costanza diabolica
 al medesimo 
punto di origine,
riconducibile all'esercizio
efferato dell'espansione
di un dominio indiscusso,
pervaso di violenza.
Chiedi pietà a chi ha deciso
di non esserne custode,
di non darle nutrimento,
di non esserne portatore.
Di non alleviare. 
Soccorrere.
Guarire.
Permettere
che la pietà dilaghi 
offrirebbe 
una opportunità ineffabile 
di cambiamento della
propria visione del mondo, rivoluzione interiore per 
la quale la devozione alla
vita sarebbe unica, 
univoca, ineguagliabile. 
L'uomo si compiace della
sua natura.
 Le appartiene per una
appartenenza atavica. 
Non vi rinuncerà mai.
Per questa ragione non
lascia spazio alla pietà. 
(Foto dal web)












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