Invito
Non fosti invitata.
Ti gettarono, a tua insaputa,
in pasto. A chi non hai
ancora scoperto, identità
segreta. Stranita. Stralunata.
Fingesti, non di essere felice,
condizione improbabile,
bensì di lottare affinché
questo stato, ideale, si verificasse. La tua lotta,
singolare, solitaria, isolata
da altre tenzoni, così nel
passato venivano dette, fu
un fallimento fin dall'inizio.
Come peraltro altre lotte,
altrettanto strenue, solitarie,
disperate, fallirono. Pur
unite l 'una all'altra, le une
alle altre , sottilmente
esili fili le legavano,
indissolubili fili tessuti
da un'indomabile creatura,
incodificata, astrale,
talmente astratta da non
riuscire a darle forma.
La sua tenacia. Nascosta.
Contingente. Ombra senza
corpo. Vincerà. Non tu,
avvolta da una triste
sfinitezza, protettiva,
rigurgito solenne, bolo,
bozzolo latente. Non altri,
simili a te per una similitudine
straziata in un vicolo cieco,
dolente. Riuscisti a fermarti.
La bellezza ti trattenne.
La capacità di percepirla
fu fatale salvezza. Per te
che volevi, volitiva, morire.
E ti fu fatto un dono.
Munifico.
Morire per non risorgere.
Morire per dissolverti.
Morire per avere compiuto
il viaggio estremo.
I fili si sciolgono, nessuno
più cercherà di legarli perché
nessuna lotta avrà bisogno di essere condotta, e nessun fine sarà sognato per evocare l'urgenza della lotta e
la sua vana magnificenza.
In quel nulla la beatitudine
dell'infinito .
Immagine fotografica di
Lucia Guerini.
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