Quella regione dell'anima
Quella regione dell'anima
è disabitata.
Fin da allora. Da quel preciso istante da cui non potevi
esimerti, collocato in un corridoio spazio
temporale inesistente,
marginale a qualsiasi
ipotesi, quando, per
una sincronicita'
indifferibile di accadimenti e variabili,
la tua identità
le venne affidata.
Materia. Incarnazione.
Materialità dell'
immateriale sostanza
di quell'Anima Mundi
della quale una regione
ampia, segnata
da confini invisibili,
era rimasta disabitata.
Fuochi fatui, di tanto
in tanto illuminano, pallidi,
talune aree, senza che,
peraltro, venga
consentito l'accesso
ad alcuno.
Non è dato che l'invisibile
sia visto.
La finalità di questo assioma
è la protezione
da visitatori sgraditi.
In realtà nessun visitatore
è gradito,
in quanto non grato, nel senso
del non essere afferente di
gratitudine.
Un continente perduto
mai inabissato,
mai affiorato per quegli
stravaganti scherzi
del divenire che precludono
ad eventi peculiari
l'accadere,
la manifestazione di sé,
mantenendoli
sospesi in sussurri
senza eco.
Quella regione dell'anima,
spoglia
dall'origine del tempo,
ospita
anime perdute,
ombre danzanti
al chiarore tiepido
della luna nuova,
segretamente
composte
per ragioni
che non hanno,
d'essere,
ragione.
In quel luogo
abita l'anima tua,
lucente ossidiana,
epigona
del nulla,
di primordi
intoccati
emanazione.
"Ti chiese, com'era
prima? Prima, quando?
Quando eri unica,
non era stato postulato
e nessun patto, al termine di negoziazioni
vane, estenuanti, stipulato.
Disadorne di quell'etica
che pervade mondi nel
loro infinito insistere,
essere, esistere,
compiersi.
Prima, la condizione
di cui cerchi lumi, era Inconoscibile.
L'inspiegata questione
divenne questione solo
con la frammentazione
di quell'Unicita' tradita.
Da chi non so. Non sai.
Neppure se e quando
quella linea impossibile
troverà l'altro capo.
Del Mondo".
Immagine fotografica
di Pamela Bertasio.
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