Conciliabolo
Il conciliabolo
era stato pianificato in
sordina, senza diramare
inviti.
I convenuti erano accorsi
al raduno non chiamati.
Evocati bensì da un
immaginario mondo
segreto, inappellabile.
Emuli di altri convenuti
passati a miglior vita,
inconfessabile transito
da antipodi ad ulteriori
antipodi, fluide fluenti
forme tendenti a
rispecchiarsi le une
nelle altre per generazioni,
incessantemente, nel
timore di non essere, più,
niente.
I riflessi si spezzano
sempre, si parcellizzano.
Tremuli.
Come cerchi a fior d'acqua,
evanescenti, in espansione,
fino a che un confine
stravagante, non sospenda
il loro itinere spingendoli
in direzioni inconsuete,
la cui via, qualsiasi essa sia,
è chiusa.
L'adunanza si pose in bilico
ai margini di una stazione
abbandonata, solitari binari
convergenti verso un punto cruciale, un quadrivio deserto
dal quale nulla parte,
nulla arriva.
Un conciliabolo prevede
più questuanti non oboli
ma verità.
O quantomeno la metafora
della verità stessa,
peraltro irreperibile nella
sua essenza.
Il tema del conciliabolo
non era stato stabilito.
Considerato una variabile
suggestiva il cui fondamento stava nel numero dei
partecipanti, nella loro
abilità dialettica, nella
sovrascrittura di elementi
da loro decisi, eccentrici
per singolarità, con
umbratile, disadorna
grazia.
Fu un accadimento mai
avvenuto a prevalere
sul naturale ordine delle
cose,enigmatico,
inenarrabiledissuasore
di volontà nolenti.
Fu per questa opera di
dissuasione , genialmente postulata tanto da essere
inavvertita quindi
inesistente, che i
convenuti non convennero,
non essendo a conoscenza
dell'intera operazione,
o quantomeno avendone
dimenticato causa e finalità.
Partecipo', inopinata,
allontanandosi solitaria dal centro del mondo una forma
inscritta tra le forme umane,
spettro gentile, cullato dalla
solitudine.
Al Conciliabolo venne
tributata una ovazione
silenziosa.
Ne fu decretato un trionfo
senza precedenti.
Immagine fotografica
di Laura
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