Castello di vetro

Il castello di vetro 
soffiato
abita l'ombra,
turgida forma,
carezza alla Morte,
obliquamente
in trasparenza,
vagheggiando,
Stupor Mundi,
salta nel vuoto,
retrocede,
impalpabile,
transfuga la vita,
lascia spoglie,
come la serpe
 la pelle
di seta.
Scioglie il dolore
il vetro soffiando
epigono
 d'oblio
nel nulla.
Galleggiano sembianze
parvenza di un pensiero.
Affiora. 
Embrione ascetico,
immatura perfezione
concepito da un'Ombra,
il ventre addormentato,
diafano languore,
friabili dita filanti
quel che sarà reciso.
La cesura è netta.
La sutura opera d'arte
coincidenza
d'antipodi.
Intatta.
All'imbrunire,
la corte delle ombre
si duole,
quando l'invisibile 
si fa visibile,
materica purezza,
immateriale, scarna
sognante
metamorfosi
di un pensiero.
Evapora la pena
itinerando
per Mondi,
anima stupita,
stupefacente immemore
Mnemosine.
La sua poesia
 raggela,
compendia,
con sobria
fermezza,
esultando.








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