Abime

"Se avessimo l 'ardire di 
guardare nell'abisso,
sveleremmo l'inferno cui
abbiamo condannato la vita."
Se non fossero toccate
le corde della compassione,
sia pure inadeguate,
o mosse da una ragione
ritenuta plausibile, o
effimera, tanto lieve,
inapparente, da risultare 
vana, a quale stazione
scenderebbe l'anima?
Sarebbe invariata la reazione 
di coloro che, direttamente 
o indirettamente,
infieriscono, compiaciuti,
indifferenti, conniventi.
La compassione non ha
bisogno di vedere fiumi
di sangue, sgorgare,
da corpi mansueti e neppure
di una giusta causa per
manifestare sé stessa.
La compassione è. O.
La compassione non è. 
Uniformarsi non conviene.
Solo un dialogo morale
può "unire". Un dialogo 
interiore.
Inaccessibile. 
Non codificato.
"Ineffabile bellezza,
  chi soffio'
  in quel vetro,
  chi accolse 
  quel soffio,
  alchimia
  che sottende
  l'essenza della vita
  e del completamento 
  di sé  nella morte.
  Ai primordi era " unicità "
  nella purezza ambiguo
  sentire."
Chi tesse' l'inganno che
dette origine alla brama
della  manifestazione?
Il concepimento ne venne,
articolato con maestria,
inalterabile.
Crede di offrire un dono,
nel mentre, nolente o
volente, decreta la condanna.
"Risuona nell'infinito,
  all'infinito, quell'unica
  corda, vibrante, 
  suono della luce."
Non credo sia funzionale 
educare, spiegare, mostrare
dettagli.
Questa natura umana,
refrattaria deviazione,
meta l'inferno, qui, ora.
Nonostante tutto.





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