Il male ( capitolo terzo)

Pensare l'umano quale
tabernacolo di uno Pneuma divino, manifestazione 
del Sacro e della sacralità,
risulta arduo.
La vocazione al male,
l'afflato segreto 
con il male, risuonano
intimamente insidiosi,
tentatrice l'opera, il perdono 
in agguato, facile discesa
verso un reame ipogeo,
nel quale ogni desiderio
viene previsto, esaudito,
per lasciare spazio ad
una novella brama, tortuosa,
quasi blasfema.
Nessuna espiazione è 
concessa. Nessuna
cancellazione del debito.
La reiterazione di ingiuria,
profanazione, abuso
va di pari passo con 
l'inarrestabile caduta.
L'umano non è portatore
di pace. 
Violenza e disperazione 
sono suoi doni.
Nonostante gli innumerevoli 
moniti, quella è la 
vocazione legittima.

Parte seconda
L'Oltre, vietato, mette alla
prova l'Hybris dell'uomo che,
con il pretesto di conoscere,
domina e profana. 
Suo vero intento.
Oltre è Mistero, di fronte
alla cui inconoscibilita'
dovremmo inchinarci,
imparando con intelligente
umiltà e umile intelligenza,
a comprendere.

Parte terza
Se credi in una prossima 
vita, nella cui singolarità 
il divino sia incline a
reincarnarsi, o che quella
presente sia una nuova
edizione di vite passate
a miglior vita, forse non
comprendi che solo
l'inferno e la sua corte
bruciante stanno
celebrando il trionfo 
della loro essenza.
Sulla vita, fragilità e
 saggezza tradite, 
bellezza e nobiltà
oltraggiato.
Di questa tragedia, 
svolta nel corso 
di millenni,
con poche varianti,
 se non nei costumi
 di scena,
della sua crudele miseria,
rappresentata ancora e 
ancora, siamo artefici 
della regia, protagonisti,
comparse.
Siamo anche spettatori,
incantati dalle immagini 
che riflettono, dietro
lenti caleidoscopiche,
l'ombra della nostra anima,
la sua morte, immancabile,
profusa con dovizia,
Oltre, vietato, il Mistero 
che nessuno narra.




Parte quarta
Morirai chiedendoti perché. 
(non la ragione della morte).
Oppure cesserai di porti
questioni e morirai in
pace. Con te stessa.
Con il mondo, cui non
avevi voluto accedere, ma 
al quale, comunque, anche
se non ti riconosci che 
poco, alla fine appartieni.
La vita è tormento dalle
infinite sfumature.
La morte, anche per chi
non ha "credo" in codici
e teologie di varia natura,
è giusta risoluzione,
composizione di un grande
disegno musicale, armonico
steso tra corpi celesti 
raminghi sulla volta.



 






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