Istoria
Nell'asprezza, compianto?
Non ho memoria di come
finisca la storia.
Mi chiedo se l'epilogo
ideale di una qualsiasi
narrazione possa essere
"lieto".
Forse proprio in questo
attributo è custodito un
postulato inquietante.
Il concetto di "fine".
Tremula.
Accecante.
Definitiva:
"perdendosi nell'ombra,
a cagione di uno
smarrimento colmo di
malinconia, declina
sequenze di sogni
eccentrici, perturbati
da risvegli sobriamente
sfogliati.
Falangi di cristallo
li sgranano
con venerazione,
pensose."
Fine.
Se non avesse avuto
luogo un " inizio",
si verificherebbe
la "fine"?
Prologo, trama,
epilogo.
Consunzione.
Disfacimento.
Del decorso non c'è
ragione.
Dell'intelaiatura non
esiste artista, emulatore
di antiche arti.
L'intrico della storia.
Lo spirito è reale, contenuto,
sgomento tra piani di
varianti , indistinti, confusi.
Per amore tradito che
non ha voce, forma,
ombra.
Immagine fotografica di Alessandra Regazzi
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