Disincanto (parte seconda)

È il disincanto 
una botteghina oscura
ma non tetra dove
prendono forma
sogni non sognati,
ombre senza corpo,
rilievi senza profondità,
misure tracciate con cura,
parole pensate e colte
prima di essere proferite,
imprese ardue
ma non per questo
abbandonate.
Convitata di pregio
l' incompiutezza.
Il disincanto è vanità 
dell'essere stata,
essere, stare per essere,
sulla soglia che irride,
benevola, sforzi, sacrifici,
ridondanze, aneliti.
Dolore, oblio. 
Antecedente il precipitare
lento, rallentato fino
all'essere immoto, 
nella fonte infinita.
Inesistente.
Né inizio né fine,
sono.
Non tornerà l'Eterno
ritorno, si spogliera' 
della sua Eternità la Fenice,
addormentandosi
nella culla silenziosa
del profondo spazio,
risucchiato nella vertigine
del non tempo,
immemore di quanto
accaduto
in un battito di ciglia.
Poesia e misticismo
delineano
l'Assoluto nella sua
iperbole sospesa,
pervadendo l'anima,
disgregandone 
l'essenza,
di nulla più servitrice.





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