Il pianeta brucia

Per un soffrire antico,
inguaribile
perché non curato.
Quel dolore, sul quale
infieriscono parti, fazioni,
dottrine.
Sul quale, inferte ferite,
danzano forme.
La mente opera incantesimi
maestri, sortilegi che
nessuno spezza, neppure
per amore, irretendo.
Assorda, acceca, azzittisce
gli ultimi battiti del cuore
con il livore di una "ragione 
corrotta" . 
È una guerra contro
la vita. Trae nutrimento
dal nostro essere quello 
che siamo. Umani.
Ciò significa "essere umani."
Non altro.
È questa la nostra natura.
Sappiamo che "sapere"
non serve a nulla.
Sono stati neutralizzati,
perché scomodi, i recettori
funzionali alla percezione,
alla compassione, 
all'empatia.
Compatire, ovvero soffrire
della medesima sofferenza
di cui soffre l'Altro, 
chiunque questo Altro
sia, è illecito. Vietato.
"Forse non sanno? 
  Ma se sapessero, non
cambierebbe nulla."
Disse. 
Solo gli animali sono
innocenti.
La Madre Terra galleggia
in attesa che il clamore
finisca, che silenzio e 
suono si congiungano
fino ad essere Uno.
Nel vuoto.
Nella solitudine solitaria
del tempo dell'inconoscibile. 
Nulla ci è dato perché 
l'errore guida il nostro 
cammino.
Si chiese.
Il senso dell'avvento.
Diventare. Essere. Umani
Aborriamo ciò che siamo?
Vorremmo cancellare
questa inflessibile 
inclinazione "al male"
e la flebile impotenza
del "bene", talmente
ingannevole nella colpa?






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