Punto di fusione

"È crudele quel mondo in cui un individuo, o più,  o un gruppo decidono della vita altrui. Per porvi fine, per consumarne l'esistenza, ma anche per imporre un inizio. Prosecuzione di un tormento,  ingannevole l'accudimento, lascito infausto. Nella perpetuazione la condanna."
Condividere l'ipotesi che dare la vita, o venire alla luce, nascere, essere espulsi da un grembo che ci ha ospitati per un certo periodo, dopo che un incontro, o uno scontro,  rotta di collisione, o gentile carezzevole tocco di piccole onde, increspature, corruccio di acque, riluttante  dialogo tra silenzio e suono, non sia un dono, ma espiazione, non consente vie di fuga. Non concede l'ambiguità del compromesso che agiscono promesse d'amore. Genitoriale, filiale o d altra matrice, sempre dogmaticamente speculativa e anche speculatrice. Come porci, noi umani, al di sopra delle altre forme viventi, creature complesse fino alla perfezione, ma insindacabili, se non avessimo la tortuosa capacità di "speculare", deviare e traviare, manipolare e modulare, a nostro uso e consumo, per trarne profitto, piacere, soddisfazione estrema alla nostra estrema brama di dominio e possesso immortale meta?
Nella incompatibilità,  negata, della specie umana con la vita, nel rifiuto inderogabile della Morte, tanto che abbiamo voluto concettualizzare l'immortalità come condizione, ma  aberrante per la sua staticità estatica, è la dissonanza. Mai composta. Una dissonanza primigenia, insondabile. Nessuno ci può offrire conforto da  questo dualistico esperire la realtà,  all'angoscia profonda che neppure la fede più radicata colma.
Nel punto di fusione, assoluto e irreversibile, la conciliazione. 

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