Il Cosmo non aveva ancora inventato i Mondi

Non si può evitare. Nulla si può evitare.
Un problema, la sua soluzione, l'irrisolvibile canonicita' dell'astrazione. 
Anche se ignori, o fingi di ignorare, rifuggi dal comprendere, o semplicemente non ti importa perché sembra non riguardarti l'essenza del problema stesso, o ne hai archiviato l'architettura, ma anche la percezione della sua intima, profonda, indesiderabile gravità, ti chiama a sé l'Ombra. L'ombra del tuo vacuum, invisibile fardello, affonda mondi e contamina ogni purezza. 
Non è scontata quell''Ombra,  traccia il divenire, la sua essenza, eleva linee a torri mute, effonde il profumo delle foglie, dissolute forme, dell'anima la sezione aurea, mi distoglie dalla pena.
È il disincanto una botteghina oscura,  ma non tetra,  dove prendono forma sogni non sognati, ombre senza corpo, rilievi privi di profondità,  parole pensate, raccolte prima di essere proferite,  imprese ardue, ma non per questo, non intraprese. E, convitata di pregio, l'incompiutezza.
È,  il disincanto,  la vanità di essere stata, essere, stare per essere, su quella soglia che, benevola, irride sforzi, sacrifici, ridondanze, aneliti, miserie. Dolore. Oblio.
Antecedente il precipitare, lento, rallentato, quasi immoto, nella propria condizione sospesa,sulla fonte, infinita fonte, tanto infinita da non esistere.
Né inizio,  né fine, sono.

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