Il distinguo

Il malinteso, nutrito, enfatico, pletorico malinteso tra interferenza e interazione. Abbiamo prediletto la prima via. Tardivi rimpianti, insensati aggiustamenti, virate per evitare collisioni.
Il distinguo non è essenziale, non funzionale ad una revisione del mondo radicale in quanto tutto è già avvenuto. La " visione del mondo" antecedente ci ha condotto qui,  ora, e la sua re-visione è pura vanagloria.
Nessuno cambia. Numerosi tra eletti, martiri, immolati per un ideale estremo, religiosi, maestri, hanno provato a cambiare l'umanità. Ma ogni tentativo è finito con una  sconfitta.
Dall'età della ragione cerco di vivere in modo "etico". Mi hanno educata così, rispecchiando l'educazione ricevuta la mia adesione interiore, inflessibile. Il codice impartito risuonava e risuona tuttora con vigore. Il mio codice morale, immutabile, anche perché le circostanze della vita mi hanno concesso questo privilegio. Non ho mai dovuto scegliere tra vita e morte per portare avanti il mio "credo". Questo percorso in realtà non è servito a modificare niente, nessuno. 
Chi opera, o crede di operare "nel bene" svolge una funzione ben precisa, talvolta temporanea, talvolta legata all'intera vita personale  ma relativa.
È tutto relativo.
La propensione al bene di pochi, se confrontata alla propensione all indifferenza o al male, della massa critica, vincente in apparenza, è irrilevante.
Non credo nell'essere umano,  nella sua utilità,  o compatibilità con l'esistenza, con la vita, essere disarmonico e squilibrato, volto agli eccessi.
Può guidarci l'etica? O, come si evince, è Utopia, se non individualmente perseguita, con passione, Utopia?
La morte è soglia per giungere alla "fonte".
Il nostro passaggio verrà dimenticato. 

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