Compassione

"Il Vizio ha origini remote, la Virtù  ancora più, risiede in Utopia."
La compassione non ha specie, né forma, né conosce l'arte del pensiero. 
Dal minimo afflato della vita, sulla 
vita intera si riversa, incontrastata. 
Per noi umani una mera parola, per menti elevate, teoria, per l'anima,
Utopia.
Il concetto di speranza, nel quale è implicita la fede, fuorvia da una lucida visione delle "cose", siano esse ipotesi, teorie, religioni, ideologie e , conseguentemente, dogmi.
Questa concezione del tempo 
"umano" della sua elementare cronologia, del computo ossessivo di una permanenza incondizionata tra  speculazioni  più che contraddittorie, ci allontana dalla comprensione dell'ordine stesso, funzionale ad un unico scopo.  Sopravvivere. 
Ad ogni costo.
Qualsiasi lotta, o appartenenza ad 
una "schiera", o identificazione con 
un "credo" ci pone in antitesi con altri, custodi di " credo" diversi.
Il baratro è qui, ora,  prodotto dalla mente, pronto ad accoglierci, accontentando i beati, coloro che 
speranza e fede albergano.
La carità o compassione, in senso 
lato, è un capitolo ulteriore.
Sconfinato l'orizzonte che ci siamo
negati.
Impercorribile è il transito da cui la 
cesura con il cordone ombelicale.
Galleggiare nello spazio profondo
da un buco nero ad una stella nascente, al latteo chiarore di una 
via remota, interna all'anima, 
intimamente fusa con il buio dei
primordi, sognati, pensati, orbitanti
ai confini del vuoto abisso mi rivela pellegrina.
Precipitando, scivolo, sospesa a
rossi filamenti, arterie di sangue
verde blu, indaco è il colore del
sogno.
Incolore, insonoro, requiescente, 
l'oblio.
Incolmabile la pienezza del vuoto. 
Differisci la nascita, dal buio alla luce, un traume dolente, orbite transitano, 
accecate, l'agone con la vita, un risveglio non voluto.
Fiato Ordo.
Nel portale il segreto, scioglimento dell'enigma,  ermetismo di un
 antefatto intraducibile, pienamente concluso.
Sono al di qua, immersa nell'ombra, oltre, una radura, contorno del sole,
inaudito il culmine della sua caduta, 
 regressione nel silenzio, trascorsa.
Vaniloquio 

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