Declino

Il declino è precipitoso, porta via
il poco bene quanto il tanto male.
La Storia ce lo insegna, ma non
 vogliamo apprendere. Quanto
male è stato operato, inflitto e 
compiuto. Viviamo il presente
nel cui tempo il male è celato,
sommariamente, da una maschera
fluida, polimorfa e ingannevole. 
Fingiamo di contrastarlo mentre
lo avvaloriamo, nutrendo la sua 
famelica brama.
Lo portiamo dentro, lo conteniamo,
gelosi guardiani.
Finirà. 
Per ora rappresentiamo perdizione, 
non salvezza.
Alberghiamo il demone del
dominio,  della più vorace profanazione.  Quale speranza 
si può coltivare, a quale fede,
sua matrice, ci si può abbandonare?
Quale compianto per una dipartita 
fatale, collettiva  della nostra specie 
può essere manifestato, 
quale dolore inesprimibile, sofferto?
L'unica specie fuori controllo,
invasiva, nociva  è la nostra.
Questo concetto non è ben visto.
Una fuorviante,  salvifica speranza 
in un fantomatico "ravvedimento" ci distoglie dal confronto con il nucleo del nostro essere ciò che siamo. 
Il  che è un alibi per non cambiare. 
Le vie trasverse messe a 
 disposizione e intraprese 
sono uno stratagemma per non
affrontare la vera essenza della
natura umana.
La nostra natura, individuale e 
collettiva tesa a distruggere,
disaggregare, eradicare, quando
non possibile, sfruttare fino alla
consunzione,  mutando, domando,
dissanguando
Ma alla fine l'esattrice presenterà
il conto e il debito verrà saldato.
Il pianeta intero e ogni forma vivente 
rifioriranno. 
Non saremo accolti in alcun luogo
nessuna preghiera sarà detta, 
un oblio pietoso ci cancellerà da
ogni dove.
(Immagine fotografica di Laura Lui)




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