Il n'y a que l'oeil et son abime
questione.
Nella morte la guarigione
dal dolore. Perché giunga
tardivamente ad addolcire
l'effetto di una cancrena
insensata, se ci rifletti, sorella,
altro non è, sepolta sotto una
sconfinata distesa di bugie,
finzioni, artifici, non appartiene
alla nostra coscienza.
Eppure tu, io, siamo qui, ora,
sapendo di non essere.
Quale sia l 'errore primario non
è dato indagare né svelare.
Ciò che ci costringe a scegliere,
sempre, tra una via e l'altra, nello stesso tempo sempre più ci
allontana dalla fonte.
Alternanza delle fasi.
Ricorso dei cicli.
Il tempo presente è quello
descritto, violenza, disarmonia,
bruttezza diffuse, acclamate.
Sincronico tempo atemporale,
eterna variabile, immutata.
Tornerai alla fonte da cui mai
nessuno avrebbe voluto essere trafugato?
Siamo cose.
Abbiamo defraudato l'anima
di vigore, energia.
Degradato la vita ad una
speculazione. Estorto alla Natura
di cui facemmo parte, ora non
più, le sue antiche leggi per le
quali nascere, vivere, morire accadevano senza perturbare
la selvaggia quiete dalla quale
avevano avuto origine. Una quiete selvaggia e dolente non inquinata,
incorrotta. L'abbiamo tradita.
Da secoli ormai ci siamo perduti.
La collisione ha effetti destruenti,
irreparabili.
Siamo cose.
Siamo nulla.
Abbiamo inventato amore,
empatia, compassione per
esorcizzare l'inferno emerso
dal distacco dalla Madre Terra
e prima ancora, dalla "fonte",
coltivando e nutrendo odio,
violenza, sopraffazione,
crudeltà, dominio.
Siamo cose, cattive cose
ammantate di una ipocrisia
che ci rende ancora più cattivi.
Nel contempo ci oscurano, ci
cancellano, stelle, corpi celesti,
mobili sfere, immobile il motore
primevo, dormiente,
Inviolabile mistero.
Siamo piccole cose
cattive.
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