Anima Mundi

Non puoi vivere due  o più vite, 
simultaneamente, nell'oscurità geniale che permette sogni e pensieri arditi, 
neppure una dopo l'altra, consequenziali, con famelica aspirazione all'immortalita, alla
sua incauta hybris puoi vivere.
Forse neppure la tua vita ti è consentito transitare, se non galleggiando in una materia densa, non codificabile.
L'intelletto trascrive il silenzio dell'anima,  con devozione. 
Reliquia e reliquiario sono simili nella sostanza, la forma,  ingannevolmente,  
li distingue.
Chi è incline alla bellezza,  la scorge.
La lascia. La ripara.
Rivelazione di un'Anima Mundi il cui stupore dilaga, ineffabile,  oltre,
entro  la singolare poesia del 
Creato.
Dalla cancellazione dell'ego e della
sua identità,  il sublime affiora.
Con reticenza, l'assoluzione. 
Se fossi neofita di un credo, sarei
più felice? Un credo qualunque,  
un sostegno, una meta. Potrei 
credere alla fisica quantistica come
ad una dottrina se fossi tanto 
intelligente da comprenderla,
invece la intuisco e poi mi
sfugge. 
Ma, soprattutto,  l'appartenenza 
alla nostra specie mi mette in
crisi, così materialista, corruttrice 
della materia stessa, dedita alla
sua profanazione, alla sua incessante parcellizzazione,  infinita scomposizione. 
Alla fine, c è una fine. Lo sento.
La mia anima ha sete di " fine",
non di immortalità,  di eternità,  di 
ritorno, memoria, evocazione. 
Nell'assoluto, cui anela, è il nulla. 
Una disaggregazione cosmica, 
senza possibilità alcuna di ri-composizione. Destrutturazione completa.
Ad ogni espansione segue una contrazione,  ciclo dopo ciclo,
fenomeni embricati, inestricabili. 
Infine, l'ultimo ciclo. Quello
definitivo, ineludibile, oltre ogni
processo di ipotizzabile trasformazione. Quello temuto, 
esorcizzato, agognato.
Che potrebbe accadere qualora
l'antimateria si liberasse dalla
cella virtuale, infinitamente grande, 
infinitamente piccola, nella quale 
misteriosamente,  fu reclusa?
La bellezza, la sua ombra parimenti 
bella, avvolgera', con la sua aura 
protettiva, ma tanto vulnerabile, 
il Creato.
Nell'eco del suo silenzio,  la fine.





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