Canto all'insensatezza
Quando l'anima lascia
la crisalide, soffre,
ancella di liturgie sideree,
piange spoglie
che una avvenenza
portatrice di mutamenti
complessi aveva sfiorato
per svanire, compianta,
in brevi aliti.
La crisalide anch' ella duole
di questo dolore cui
offrendosi immola
il suo essere perduta.
Questa è la fuga. Dall'inizio
verso l'epilogo e il suo
inspiegabile compendio.
Circolare, ubiquitario,
trascorrente.
Irreprensibile
il tramonto
nulla si chiede del senso.
Senso dell'essere,
agone effimera
sospesa sopra una stella languente.
Neppure dell'eternità
si chiede,
cui plaudono
intelletti nella tema
di compiersi
senza avere esaudito
il mandato.
Ogni questione,
essendo vana
è vano porgere.
A sé o ad alcuno.
Ogni quesito
risolverà
prodiga la Morte,
senza rivelarne
l'arcano.
Commenti
Posta un commento