Panta Rei (parte seconda)

Stringesti fra dita 
inquisitrici
l'iperbole divenuta
materico fato, 
alla cui incarnazione 
ti saresti sottratta
di buon grado.
A nulla valsero peana
regali né stratagemmi.
Permanesti ascosa 
dietro vesti policrome
come scudo tra te 
e quel mondo
cui ti affidò la Madre,
ignara della dedizione
 sua, tradita, 
polvere
di candido alabastro.
Traspariva la tua forma
dietro membrane
pulsanti,
cristalline.
"La tua anima conosce
 la via, anche se nel
 turbamento.
 Infinite altre vie offrono
 cigli pionieri, innumeri
 canti di ali e piccole
 foglie intenerite, danza
 filante e muta."
 Così pensosa, riflettendo,
dice: si può perseguire
una via il più possibile 
  compatibile con pietà 
profonda, tesa al dolore
che la vita permea ed 
essere infelici?
La cella non è forse 
la vita? Noi esiliati qui
ora, senza appartenenza
ad alcuna Madre, siamo
polvere, pulviscolo 
desideroso solamente
di decadere, depositarsi
nel sonno,
nella bellezza del 
non senso
scevro di aspettative,
di speranza.
Annidata nella Madre Terra 
in ascolto, in attesa
che il dolore innocente,
creato dalla rappresentazione 
del mondo di cui, artefici,
siamo ferenti,
abbia a cessare.
" sarebbe diverso questo
  mondo  com'è ora, come
  in passato era, indifferente,
  disumano. "






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